“Abbiamo interpretato l’invito della Fondazione Stazione dell’Arte a riflettere sul concetto di frana riprendendo un lavoro che avevamo prodotto nel 2013 per San Rocco – Book of Copies, che aveva come titolo “Voragini” e che consiste in una serie di fotocopie basate su una sequenza di associazioni visive. La voragine non è una frana, ma può essere il risultato di una frana o può comunque essere la sua condizione di partenza. Si tratta di uno spazio che si apre ai nostri piedi, sulla nostra testa o al nostro fianco, ed è spesso di dimensioni immense e incontrollabili per l’attività umana. Allo stesso tempo può anche essere la rappresentazione di una dimensione psicologica o sociologica. Ci piace pensare che questo concetto visto oggi in una fase di grande fragilità della specie umana possa anche diventare una questione di grande attualità: abbiamo di fronte a noi un enorme voragine legata all’universo sconosciuto, la dimensione di ciò che non conosciamo infatti si è enormemente ampliata, in quanto c’è un’area gigantesca di fenomeni che non sappiamo di non sapere. Questa voragine dello sconosciuto va però affrontata senza l’ansia illuminista di un controllo razionale sulla realtà del pianeta e sui fenomeni dell’universo. Dobbiamo imparare a convivere con le voragini, imparare ad abitare le voragini e questa sequenza di immagini è un invito proprio in questa direzione”.
Stefano Boeri



Stefano Boeri_ Estratto da “Chasms”, il contributo di Stefano Boeri per San Rocco Book of copies (2013)
1 Comment
Elisabetta Pisu
Spiazzante, una torre di Babele all’incontrario.